L’impact investing è un ambito di investimento consistente nell’impiego di capitali finalizzati a favorire la realizzazione di obiettivi sociali, misurabili e intenzionali, che possano contemporaneamente generare un positivo ritorno economico per gli investitori. Dunque, non un investimento no profit, bensì un impiego a impatto sociale che si colloca, idealmente, a metà strada tra gli investimenti sostenibili e il fondo perduto. Ma con quali approcci e prospettive?
I diversi approcci di investimento
Per capire meglio come si collocano gli investimenti “impact” all’interno di una ipotetica scala che ha nei suoi estremi la finanza tradizionale e il fondo perduto, possiamo sicuramente rammentare come all’ecosistema finanziario tradizionale si avvicinino maggiormente tutti quegli investimenti responsabili (SRI) e sostenibili (ESG) che, naturalmente, vanno alla ricerca di rendimenti a livello di mercato.
Tali investimenti hanno dunque come priorità quella di ottenere dei benefici finanziari in linea con le attese. E, nel perseguire tali target, possono adottare modelli responsabili e sostenibili che pur non consentendo agli stessi di ergersi nell’approccio impact investing “puro”, possono comunque a questi essere associati.
Più nel dettaglio, gli investimenti effettuati con un modello SRI concentreranno la loro attenzione su portafogli che escludono titoli emessi da aziende che sono dannose per l’ambiente e/o la società, mentre gli investimenti che adottano un modello ESG, come intuibile, effettueranno una preliminare valutazione e selezione degli stessi sulla base dei criteri di sostenibilità sociale, ambientale e di governo societario.
Di contro, si parla di impact investing, e ancor di più di impact first, per identificare un modello di investimento che non punta ai rendimenti finanziari di mercato, bensì al principale rimborso del capitale. Le società che diventano target degli investimenti, rispondono a sfide di natura ambientale e sociale, e adottano modelli di business economicamente sostenibili. Ovviamente, anche se l’obiettivo principale è quello del rimborso del capitale (che manca invece negli impieghi a fondo perduto), niente vieta naturalmente di prevedere dei rendimenti, di norma inferiori ai tassi di mercato.
Ebbene, in tale contesto In-Domus si propone quale operatorein grado di perseguire un approccio ESG, orientando i propri investimenti secondo rigorosi criteri e principi di ecosostenibilità. Il nostro socio Fondazione Housing Sociale persegue invece un approccio Impact First, puntando all’obiettivo e alla volontà di generare un impatto sociale positivo, e creando una equivalenza tra le valutazioni sociali e quelle economico-finanziarie per l’investitore.
Il portafoglio di investimenti della Fondazione
Inquadrato il contesto nel quale si opera, giova rammentare come fin dalla sua istituzione, nel 2004, la Fondazione abbia cercato di rispondere con concretezza ed efficacia alla crescente emergenza abitativa mediante la promozione di iniziative di housing sociale che, insieme all’offerta di alloggi con canoni calmierati, potessero favorire la nascita delle smart communities che, all’epoca, costituivano un concetto sostanzialmente pionieristico in Italia.
Ancora oggi, a quasi 20 anni di distanza dalla sua creazione, la Fondazione continua a svolgere il ruolo di ente promotore del modello di housing sociale partecipativo, sia in modo diretto che come consulente tecnico-sociale di alcuni dei più noti fondi che investono nel settore, fornendo dunque la necessaria assistenza nella progettazione degli aspetti urbanistici, architettonici, sociali e economico-finanziari dei progetti.
In particolare, FHS ha supportato l’evoluzione dei fondi di housing sociale nel nostro Paese sin dal 2006, quando grazie al sostegno attivo della Fondazione Cariplo venne lanciato in Italia il primo fondo di housing sociale, il Fondo Abitare Sociale. Qualche anno dopo fece invece seguito il Fondo Investimenti per l’Abitare, gestito da CDPI SGR, e alla base del Sistema Integrato di Fondi di Housing Sociale (SIF), che realizza progetti di housing sociale in tutta Italia.
Nel 2021 il SIF, quale fondo di fondi con dotazione di circa 2 miliardi di risorse equity, è uno dei principali programmi di impact investing a livello globale, con capitalizzazione di circa 3 mila miliardi di euro.
I rendimenti finanziari
Nella consapevolezza di un contesto di scarsità di risorse economiche disponibili, FHS ha individuato nel fondo immobiliare etico lo strumento più efficace per realizzare gli interventi di housing sociale in Italia. Un fondo strutturato appositamente per supportare una locazione a canone calmierato, e dunque strumento finanziario che possa fornire un capitale di rischio a lungo termine, con rendimento inferiore ai tassi di mercato.
Pertanto, partecipando ai fondi immobiliari etici, gli investitori scelgono consapevolmente di rinunciare a una parte del rendimento che potrebbero invece ottenere impiegando le stesse risorse sui mercati immobiliari tradizionali, al fine di consentire la realizzazione di interventi di housing sociale economicamente sostenibili, i quali applicheranno poi agli inquilini dei prezzi calmierati che sono inferiori rispetto al mercato di riferimento, sia in termini di locazione che in termini di vendita.
L’obiettivo di rendimento di questi fondi è pari tra il 3% e il 4%, oltre all’inflazione.
Le previsioni per il futuro
A margine di queste brevi condivisioni non possiamo che evidenziare quanto siano positive le previsioni per il futuro dell’impact investing, anche alla luce delle forti integrazioni con gli investimenti responsabili, secondo principi ESG. In questo scenario, sono proprio gli investimenti impact a costituire l’evoluzione più innovativa e trasformativa sul mercato, alimentando una “nuova” finanza responsabile sempre più allettante.
Non è certamente un caso che negli ultimi anni la Commissione Europea abbia dedicato crescente spazio e attenzione alla regolamentazione della finanza sostenibile, intervenendo sulla trasparenza di settore e sugli altri termini di principale supporto a un equo e coerente sviluppo.
Molto, tuttavia, rimane ancora da fare. Sul lato dell’offerta sono necessari nuovi capitali, nuovi strumenti finanziari a disposizione delle imprese e la capacità di accompagnamento e supporto dei player interessati. Dal lato della domanda non può che richiamarsi alla mente la necessità di rafforzare le competenze imprenditoriali e manageriali, così come la capacità di utilizzo degli strumenti di misurazione di impatto. Ancora, in relazione al mercato, auspicabile è il rafforzamento delle infrastrutture di supporto, da centri di ricerca a incubatori, da prestatori di servizi professionali ad advisor.
Partendo da queste valutazioni, la Fondazione sta contribuendo alla crescita dell’ecosistema nazionale dell’impact investing attraverso l’implementazione dell’offerta di capitale e di programmi a supporto dell’imprenditoria, sperimentando nuovi modelli di intervento e nuove partnership, e ancora fornendo attività di consulenza e di formazione per migliorare la consapevolezza nel settore.